Francesca, che emozione! Sei diventata una scienziata artica! Ci racconti il tuo percorso di studi? Sappiamo che hai studiato fisica ma hai intrapreso un percorso meno noto rispetto ai settori di fisica delle particelle o di astrofisica che tanto fanno parlare di sé. Che cosa ti ha spinto a queste scelte?
Dopo aver terminato il Liceo Giordano Bruno nel 2010, ho intrapreso (perché alla fine si è davvero trattata di un’avventura) gli studi in Fisica all’Università degli Studi di Padova, dove ho conseguito la laurea triennale nel 2014 con una tesi su “Emissione di microonde da cristalli eccitati con impulsi laser”. Fin dall’ultimo anno del liceo, sono stata interessata al rapporto tra l’uomo e la natura (sul quale ho basato la mia tesina di maturità), a trovare modi in cui l’uomo possa vivere in maniera più sostenibile. Per cui, mentre terminavo la triennale a Padova, la prospettiva di rimanere e studiare fisica delle particelle mi sembrava qualcosa di molto distante da questo obiettivo. Inizialmente pensai di iscrivermi ad una magistrale in ingegneria delle energie ma un corso a scelta in fluidodinamica frequentato durante l’ultimo anno a Padova mi fece cambiare idea. Ho studiato per la prima volta in quel corso l’equazione che descrive il moto dei fluidi, di tutti i fluidi, dall’acqua nel più piccolo tubo fino ai fluidi più estesi che esistano sulla Terra: l’atmosfera e l’oceano. Ho realizzato che per me capire come funziona il pianeta era qualcosa di estremamente interessante e tangibile. Ho quindi trovato un corso in Fisica del Sistema Terra all’Università di Bologna e mi sono iscritta. In questo corso magistrale ho potuto approfondire la fisica dei fluidi e dei solidi, e ho seguito corsi più specializzati sulla fisica degli oceani, dell’atmosfera e climatologia. Dopo aver deciso che l’oceanografia era l’ambito su cui avrei scritto la mia tesi, nel 2016 ho fatto richiesta di partecipare ad un periodo Erasmus al National Oceanography Centre di Southampton (UK). Questa è stata un’esperienza rilevante nel mio percorso, perché da un lato mi ha fatto rendere conto che fare ricerca era un obiettivo che potevo raggiungere, e dall’altro mi ha introdotto all’utilizzo dei dati da satellite che tuttora fanno parte del mio lavoro.
Ma come sei arrivata, esattamente, a operare in Germania e come mai proprio alla spedizione MOSAiC?
Dopo essermi laureata nel 2017, ho dedicato qualche mese alla ricerca di bandi di dottorato in oceanografia fisica o fisica dell’atmosfera in diverse città europee. Durante mio periodo in Inghilterra ero rimasta affascinata dalle esperienze raccontate da alcuni ricercatori che avevano partecipato a spedizioni in Artide, a bordo di navi da ricerca, motivo per cui il desiderio di poter lavorare a bordo di una nave nel mezzo dei ghiacci è stato davvero forte nel guidare la mia scelta di una posizione di dottorato. Il Alfred Wegener Institute (AWI, dove lavoro oggi) è una delle prime scelte in Europa dove fare ricerca osservativa polare e, dopo aver fatto domanda per due posizioni in questo istituto, sono stata infine assunta per un dottorato presso la sezione di Oceanografia Fisica nel 2018. Nell’ultimo anno e mezzo all’AWI, oltre a lavorare sul mio progetto, o avuto la possibilità di scambiare idee in un ambiente molto stimolante. Le discussioni con i miei colleghi da un lato mi hanno fatto comprendere meglio come il clima terrestre funziona nel suo complesso, quali sono i cambiamenti in atto oggi, e dall’altro mi hanno fatto rendere conto della necessità di comunicare più efficacemente i risultati della nostra ricerca al di fuori nell’ambito accademico.
Ho avuto la possibilità di partecipare a MOSAiC inviando domanda ad un bando uscito lo scorso anno rivolto a dottorandi di tutto il mondo che lavorano nell’ambito della ricerca polare. Per me, era un’occasione imperdibile, e sono stata presa! Una volta a bordo, abbiamo seguito seminari sulla fisica, la chimica e la biologia dell’Artico tenuti da esperti provenienti dalle nazioni partecipanti a MOSAiC e abbiamo avuto la possibilità di partecipare all’installazione di strumentazione sul ghiaccio. MOSAiC, oltre che essere di per sé una spedizione estremamente rilevante per la comprensione de clima Artico e globale, ci ha dato una base solida da cui partire per fare comunicazione: a bordo della nave sono stati ospitati giornalisti ed insegnanti dai quali abbiamo imparato come interagire con i media e abbiamo ricevuto idee su diverse modalità e tecniche per fare divulgazione.
Perché verrai a Mestre, nel tuo liceo, a divulgare la ricerca MOSAiC?
Personalmente, credo che educare le giovani generazioni (la mia inclusa!) a vedere la sostenibilità delle nostre azioni quotidiane e dello sviluppo tecnologico futuro come una cosa normale e necessaria sia uno dei passi importanti per poter costruire una civiltà sostenibile sul lungo termine. Ad esempio: quali sono le opzioni disponibili per ridurre al minimo l’impatto che i nostri viaggi hanno sul pianeta? Quanto vale un oggetto che costa un po’ di più ma può durare per anni rispetto ad uno che si usa e diventa immediatamente spazzatura? Ho davvero bisogno di comprare prodotti, ad esempio cibo, che provengono dall’altro capo del mondo, oppure mi posso adattare alle risorse offerte dalla regione in cui vivo? Qual è la sorgente di energia che meno va a disturbare l’equilibrio climatico? Se pensiamo a queste domande poco per volta, tutti i giorni, vediamo che è possibile trovare alternative e che trovare soluzioni può diventare motivo di orgoglio per le nostre azioni quotidiane, nonché motivo di passione e di studio. Mi è sembrata un’occasione perfetta poter raggiungere tanti ragazzi al Giordano Bruno a partire al collegamento diretto ed emotivo che ho con questa scuola.
Che cosa diresti agli studenti del liceo Bruno-Franchetti (adesso si chiama così!) che vogliono continuare con studi scientifici?
A tutti i ragazzi del Bruno-Franchetti direi: studiare e aprire la nostra visuale sul mondo è qualcosa di davvero impagabile. Anche se in questo momento vi può sembrare impossibile, è l’unica cosa che vi aiuterà ad uscire davvero da quella “noia” che spesso si incontra durante il periodo della scuola. L’importante è trovare la nostra strada un passo per volta, dieci anni fa cosa non mi sarei mai immaginata di fare quello che sto facendo oggi! Nel campo scientifico, che è quello in cui io mi sono specializzata in questi anni, ci sono così tante possibilità diverse che c’è spazio per tutti. Quindi non perdete mai l’entusiasmo e continuate ad essere curiosi e ad imparare, prima o poi troverete il vostro posto!
Grazie Francesca! Complimenti, sono molto contento che verrai da noi! Mi vengono in mente molte altre domande, ma saranno i ragazzi stessi a portene quando ci incontreremo.